Marmo (apostrofo)
E parto, senza rinascere
alla vita
semmai sepolto sotto
i fianchi
di una montagna di parole
pensieri intuizioni
Ribaltando senili sensazioni in carne e ossa
mi si addossa
una responsabilità che mi pesa
è li appesa
mi guarda una mostarda di sentimenti
acri-dolci
non mangio dolci, per pulirmi
e non punirmi.
Per rifare il percorso a ritroso
che mi ha portato qui
ma manca qua
e lo status quo non è soddisfacente.
Contemporaneamento
e dico il vero allo stesso vento
che mi stacca dal suolo
e riconosco lo stuolo
di consuetudini
che ossequiose mi confondono.
E mi ritrovo con un vestito nuovo
con un abito
vestito
ma nudo nelle cuciture
che tengono insieme paradossi
coi quali vado avanti
in vanti
di vani ammobiliati
da divani
con cuscini pieni di astrazione.
È la stazione della memoria
dove il binario morto
di stenti
attende il treno de ragliato
da un asino
a scuola di vita
a vita
condannato ad andare avanti
facendosi domande
inventandosi risposte
pensando di nascosto
nascondendosi nel modo
tra il signore dei tranelli
e frodo.